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Kita Kamakura. Engakugji Temple. Ph. Silvia Valenti. |
Luglio 2015.
Tokyo, Kita Kamakura, Kamakura, Kyoto. Tokyo.
A dream come true.
Impossibile condensare in poche righe la bellezza dei luoghi, della gente, delle architetture.
Il motivo del viaggio è legato all'inaugurazione della mostra Dialoghi all'Istituto di Cultura italiana a Tokyo (prima di molte tappe tra Giappone e Italia).
Per godere della vera identità di un popolo e della sua nazione, non servono pretesti. Certo, l'occasione va colta al volo soprattutto se si è innamorati da sempre della cultura e della filosofia orientali.
Non ci crederete, ma fin da subito mi sono sentita a casa. Sarà stata l'organizzazione, la pulizia, la gentilezza, la spiritualità che si respira ovunque... A un certo punto pensavo addirittura di capire il Giapponese. Forse per la mia connaturata tendenza a farmi tutt'uno con ciò che mi circonda o forse perché in una vita precedente vivevo nella terra del sol levante.
Comunque sia, proverò a raccontarvi il mio Giappone con le foto che in quei meravigliosi giorni ho scattato.
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Tokyo. Ortensie. Ph. Silvia Valenti. |
A luglio fioriscono le ortensie.
Fioriscono in grappoli carnosi, non molto fitti.
Il contrasto tra il verde intenso e gravido di linfa delle foglie e la tenue colorazione dei petali è per me l'ennesima conferma che questo paese vive in perfetto equilibrio tra delicatezza e forza.
Il contrasto tra il verde intenso e gravido di linfa delle foglie e la tenue colorazione dei petali è per me l'ennesima conferma che questo paese vive in perfetto equilibrio tra delicatezza e forza.
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Tokyo. Natura, storia e progresso. Ph. Silvia Valenti. |
Tokyo mi spaventava.
È una megalopoli.
Nel suo ventre si nascondono centinaia e centinaia di linee metropolitane. I treni sospesi sfrecciano tra i grattacieli come razzi spaziali. A prima vista la velocità sembra imporsi su tutto.
Non è così.
Si possono percorrere a piedi centinaia di metri camminando sicuri lungo larghe strade, tra architetture high tech, luci al neon, rumori ovattati (nessuno suona il clacson e i semafori cinguettano), per poi girare un angolo e imbattersi in un tempio buddista immerso in una natura lussureggiante.
Entrare e pregare.
Non si può fare altro.
È una megalopoli.
Nel suo ventre si nascondono centinaia e centinaia di linee metropolitane. I treni sospesi sfrecciano tra i grattacieli come razzi spaziali. A prima vista la velocità sembra imporsi su tutto.
Non è così.
Si possono percorrere a piedi centinaia di metri camminando sicuri lungo larghe strade, tra architetture high tech, luci al neon, rumori ovattati (nessuno suona il clacson e i semafori cinguettano), per poi girare un angolo e imbattersi in un tempio buddista immerso in una natura lussureggiante.
Entrare e pregare.
Non si può fare altro.
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Vista dallo Skydeck della Mori Tower di Tokyo. Ph. Silvia Valenti. |
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Lo skydeck della Mori Tower di Tokyo. Ph. Silvia Valenti. |
E poi, quando decido di prendere un ascensore, uno di quelli che ti fanno balzare il cuore in petto da quanto sono rapidi, e dopo essermi inchinata di fronte al ragazzo che con me faceva a gara ad inchinarsi ─ lui mi doveva più rispetto di quanto gliene dovessi io in qualità di ospite dell'edificio e occupante dell'ascensore (chi l'ha stabilito poi!) ─, finisco allo skydeck della Mori Tower. Un edificio di 238 metri suddivisi in 54 piani, sede di uffici e del Mori Art Museum che in quel periodo ospitava la mostra Simple forms: contemplating beauty.
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Installazione. Mori Art Museum. Tokyo. Ph. Silvia Valenti. |
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Tokyo. Giardini Imperiali. Ph. Silvia Valenti. |
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Tokyo. Giardini Imperiali. Ph. Silvia Valenti. |
Le goccioline di pioggia che si distinguono sui petali dell'ortensia della prima foto, sono il leitmotiv dei primi dieci giorni di viaggio.
Pioveva a dirotto.
Questo, però, non mi ha fermata.
Ricordo il primo tentativo di visitare i giardini imperiali. Di lunedì. Ecco, meglio evitare. Il lunedì è dedicato all'imperatore. Ai visitatori, quindi, è impedito l'ingresso. Così, dal quartiere di Marunouchi mi sono diretta verso Tsukigji, famosissima sede del mercato ittico più grande al mondo.
Ricordo il primo tentativo di visitare i giardini imperiali. Di lunedì. Ecco, meglio evitare. Il lunedì è dedicato all'imperatore. Ai visitatori, quindi, è impedito l'ingresso. Così, dal quartiere di Marunouchi mi sono diretta verso Tsukigji, famosissima sede del mercato ittico più grande al mondo.
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Il mercato ittico di Tsukiji. Ph. Silvia Valenti. |
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Il mercato ittico di Tsukiji. Ph. Silvia Valenti. |
Sono una brava cuoca. Dunque affermo: la tempura che ho assaporato a Tsukiji non ha eguali.
Per vedere le aste dei tonni bisogna prenotare, pagare e fare una levataccia. Io, prendendomela con tutta calma, delle aste ho visto solo i resti, ma nei ristorantini, nelle pescherie e nei negozietti disseminati in tutta l'area ho respirato la genuinità del luogo e delle persone.
Per riequilibrare l'ago della bilancia, virato inequivocabilmente alla materialità, mi è bastato poco. A breve distanza mi aspettava un rifugio spirituale ineguagliabile: il Giardino di Hamarikyū.
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Tokyo. Quartiere di Tsukiji. Giardini Hamarikyū. Ph. Silvia Valenti. |
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Tokyo. Quartiere di Tsukiji. Giardini Hamarikyū. Ph. Silvia Valenti. |
Il giardino di Hamarikyū è un'oasi di pace che si affaccia sulla baia di Tokyo. Passeggiare lungo i vialetti, dare luogo ai germani reali che ti sorpassano a gran velocità per tuffarsi nel lago, percepire lo sguardo severo dei grattacieli che si intravvedono tra le fronde di alberi secolari, sempre sotto una pioggia battente e piacevole, è stata una fuga dalla realtà, pari quasi a trovare e squarciare il velo che divide gli universi a noi paralleli.
... to be continued!
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